Potrei scrivere un trattato di mille pagine su questo argomento, tanto che credo di essere una delle esperti mondiali. Mi riferisco a come fallire, sia chiaro, e non a come evitare di farlo…
Sono ben consapevole che una parte inevitabile del nostro percorso come esseri umani sia quella di affrontare momenti difficili e di incappare nelle sconfitte. A volte, trotterelliamo allegramente lungo la strada che porta al disastro. E ci consola ben poco sapere che tali esperienze ci regaleranno insegnamenti preziosi e ci renderanno più forti, più saggi, più maturi (e più sticazzi).
Mentre ci ritroviamo a fronteggiare il fallimento, l'ultima cosa che ci viene in mente è che questa esperienza negativa potrebbe in realtà essere un'opportunità di sviluppo e trasformazione, un punto di partenza per una migliore comprensione di sé stessi e degli altri. In quei momenti, la prospettiva di imparare dagli errori o di incontrare un Sé più autentico non ci sfiora nemmeno.
Fallire fa davvero male e azzardo l’ipotesi che siamo tutti d’accordo su questo punto.
Questa è un’immagine che ho creato con AI col prompt fallimento, nero fallimento, fallimento senza speranza. Evidentemente l’intelligenza artificiale lo immagina come una matrioska di castelli. Se qualcuno più intelligente di me me lo spiega, ben venga!
La letteratura è intrisa di romanzi incentrati sul fallimento e la rovina.
In Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, ci viene dipinta la decadenza di un uomo desideroso di conservare l'energia e soprattutto l'aspetto della giovinezza. Il protagonista si imbatte in una cocente delusione quando si rende conto che la giovinezza apparente è quanto mai antitetica alla purezza e all'ingenuità che caratterizzano l'inizio della vita. La sua disposizione d'animo, che in qualche modo avrebbe voluto conservare, viene corrotta nei modi più biechi. Nonostante l’intento di voler rimanere giovani sia condivisibile, è terrificante leggere di come il miracolo si trasformi pian piano in una condanna senza redenzione.
In una notte geniale, Mary Shelley crea un personaggio che, grazie alle conoscenze acquisite in campo scientifico, vuole ricreare la vita e ci riesce in qualche modo, anche se crea quello che viene definito un mostro. Questa creatura va incontro alla solitudine, all'isolamento ed è incapace di trovare il suo posto nel mondo. Il fallimento della creatura assemblata da Victor Frankenstein non riesce in alcun modo a rapportarsi con la società e diventa non solo lo specchio di tutti noi e del nostro bisogno di affetto, ma anche il simbolo di quanto il fallimento possa avere ripercussioni sulle nostre stesse azioni e su tutti coloro che ci circondano.
A onor del vero, anche le nostre vittorie hanno ripercussioni… Giovanni Verga ha dipinto uno dei personaggi che più ho odiato: Mastro-don Gesualdo. Nonostante il successo economico, non riesce ad ottenere l'amore e il rispetto della sua famiglia, specialmente di sua moglie e dei suoi figli. Questa situazione rende la sua vita interiore infelice e solitaria, con una sensazione di fallimento personale nonostante la sua prosperità materiale. La sensazione di isolamento lo fa precipitare in una spirale senza fine, e la sua rigidità lo porta ad allontanare sempre di più i suoi familiari, fino a quando la mancanza di relazioni sincere e significative lo trasforma in un vero fallito dal punto di vista umano.
Questo personaggio suscita il mio odio principalmente perché mette in scena una delle mie paure più profonde: l'incapacità di cambiare. Il non raggiungimento del risultato prefisso dovrebbe far scattare una spia in noi, affinché prendiamo atto della situazione e dirigiamo le vele della nostra esistenza verso nuovi obiettivi. Devo ammettere che, per me, cambiare rimane una delle cose più difficili…
Sbagliare è importante, ma lo è ancor di più commettere sempre errori diversi.
Un’altra mia creazione con AI. Questa volta il prompt riguardava Ulisse che fronteggia il mare e con fatica fa ritorno verso casa dove può ritrovare l’unica donna scaltra quanto lui.
Pur essendo nell'animo una codarda come Gesualdo Motta, ambisco a essere una nuova Ulisse: il protagonista dell'Odissea va incontro a una ridda di disastri durante il lungo viaggio di ritorno a casa da Troia. Nonostante le cadute, il personaggio di Omero non si abbandona all'autocommiserazione, ma grazie alla sua intelligenza e ingegnosità riesce a superare ogni ostacolo.
Ulisse sì che impara dagli errori e si adatta alle circostanze più difficili!
Prompt: guardare al futuro con fiducia, nonostante tutto. L’AI mi restituisce una composizione di cielo e mare.
Tra le numerose favole che affrontano il tema del fallimento e dell'importanza di imparare dagli errori, I tre porcellini è quella che mi ha sempre ispirato maggiormente.
Ognuno dei tre fratelli porcellini costruisce una casa in base alle proprie capacità e, soprattutto, in funzione di quanto voglia impegnarsi. L'intento è proteggersi da un lupo cattivo che nessuno ha mai visto, fino al momento in cui le case sono finite. Il primo porcellino costruisce una casa di paglia, il secondo una casa di legno e il terzo una casa di mattoni: la maestria, la difficoltà e l'impegno sono via via crescenti.
Il lupo cattivo della fiaba caccia in modo alquanto bizzarro (e discutibile): soffia via le case dei porcellini per togliere loro qualsiasi protezione. Con le prime due case riesce facilmente, poiché paglia e legno non riescono a garantire solidità alla costruzione. Quando prova a soffiare via la casa di mattoni del terzo porcellino, non ci riesce perché questi ha impiegato più tempo e sforzo per costruire una casa robusta, che può resistere alle avversità.
La favola dei tre porcellini insegna l'importanza di non cercare scorciatoie, di imparare dai propri errori e… soprattutto di essere generosi anche con chi apparentemente non lo merita. Dopotutto, per una mera questione di orgoglio, cosa avrebbe guadagnato il terzo porcellino una volta privo degli affetti più cari? Nonostante sia impossibile non notare che, attorno a noi, c’è sempre qualcuno che si impegna di meno (e magari con successo), ricordiamoci che il nostro talento si esprime maggiormente quando è a servizio non solo nostro, ma anche delle altre persone.
Il fallimento mette continuamente sotto pressione il nostro talento ed è una tappa obbligata del percorso verso il successo. Più in alto si vuole arrivare, maggiormente occorre mettere in conto che aumenterà il numero di volte che occorrerà rialzarsi dopo le cadute.
L’unico modo per sconfiggere questo nemico è “imparare a imparare” dai nostri errori per crescere e affrontare le sfide della vita con una nuova prospettiva.
Del resto, dei diversi finali che offre la favola de I tre porcellini, la mia versione preferita è quella in cui la belva spazientita tenta la carta dell’arrampicata: sale sul tetto e cerca di entrare nell'abitazione calandosi nella canna fumaria, ma il porcellino astuto e riflessivo, accortosi della manovra, accende il fuoco e vi mette a bollire sopra un enorme pentolone d'acqua. Il lupo vi cade dentro… e da cacciatore diventa preda diventando fonte di nutrimento.
La tua teoria sui tre porcellini posso anche condividerla, e le citazioni sul ritratto di Dorian Gray sul volere apparire sempre perfetto e non accettare l'invecchiamento anche, perché invecchiare è un percorso naturale della vita e il volere deviare o interrompere questo percorso è già uno dei fallimenti più grandi dell'uomo (si pensi alle trasformazioni dell'ambiente naturale provocando i disastri ambientali degli ultimi anni)
È proprio imparare dei propri fallimenti che dobbiamo prendere il potere, il potere di ammettere di avere sbagliato é già un passo per affrontare ciò che la vita ci riserva
D'accordo con te, ma mi appoggerai quando dico che i propri fallimenti fatti anche per scelta diventino esempio da non ripeterne altri, magari le propri esperienze potrebbero servire da monito per coloro che dicono "chi non rosica non rosica" , sai quante delusioni ci potremmo risparmiare........ ❤️