Se le versioni di Cenerentola trovano principalmente espressione (solo) nelle fiction, quelle di Barbablù si incarnano purtroppo nella realtà. In molte culture si ritrova la storia, sotto forma di fiaba o leggenda, di una donna che riesce a mettere fine alla mattanza di un uxoricida seriale.
Barbablù, una fiaba di Charles Perrault
Gustave Doré - https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=524124
Barbablù viene raccontata pochissimo ai bambini. Ad esempio, io ho letto la versione di Perrault1 solo qualche anno fa, molto probabilmente perché era giunta alle mie orecchie meramente la sua morale, tutt’altro che femminista.
Perrault in fondo alla fiaba aggiunge ben due morali, moniti rivolti alle donne:
appagare la curiosità, difetto che sembra affliggere solo il “bel sesso” (come lo chiama lui), può costare la vita;
dopo Barbablù, non esiste più un uomo così tremendo: nonostante il marito possa essere pretenzioso o geloso, possiamo stare tranquille perché sono le donne a comandare.
Nel 2023, per sbugiardare la seconda morale, basta aprire un quotidiano: in Italia è stata ammazzata una donna alla settimana (dati compresi tra gennaio e marzo).
La colpa è di colei che vuole conoscere?
Cercando in internet non si trovano altre interpretazioni della fiaba se non che gli omicidi di cui si macchia il protagonista sono sempre e solo conseguenza della curiosità delle mogli, curiosità che può estendersi anche in ambito sessuale rivolta verso uomini diversi dal marito (e quindi condannabile con la morte). La colpa dunque non è di colui che toglie la vita, ma di colei che è spinta dalla curiosità, dalla voglia di conoscere.
Un racconto attraversa i secoli quando parla a tutti e non fa distinzioni di sorta tra gli individui: poteva essere che le aggiunte morali dell’autore francese a questa fiaba antichissima servissero principalmente a omaggiare il suo pubblico e a non indispettire nessuno dei cortigiani parigini?
Per comprendere quanto il senso della fiaba sia differente da quello a cui ci hanno abituato, basta leggere l’originale e fermarsi al momento in cui la protagonista sposa un uomo bravissimo che le fa dimenticare l’orrore del primo marito… ovvero prima dell’aggiunta delle due morali.
La sposa viene scelta solo per la sua bellezza?
Barbablù è presentato sia come un uomo brutto perché ha la barba di colore blu sia come potente e ricchissimo, pregi questi ultimi che lo rendono un buon partito.
Le sue ricchezze fanno dimenticare al mondo non solo che abbia avuto numerose mogli (scomparse in circostanze che rimangono misteriose perché nessuno indaga), ma anche il fatto che voglia sposarsi ancora.
La potenziale sposa viene cercata in una famiglia di alto lignaggio: lo vediamo andare dalla dama sua vicina di casa per chiedere in moglie una delle figlie perché belle, non importa quale delle due acconsentirà. La madre non solo non oppone alcun rifiuto, insiste addirittura affinché una di loro accetti… Semmai sono le due ragazze a domandarsi come mai Barbablù rimanga vedovo di sovente.
Prima di decidere se sposare o meno l’uomo ricchissimo, le due sorelle sono invitate a vedere i possedimenti e a partecipare a numerosi banchetti fino a quando la minore, sopraffatta da un modo di vivere a cui non era abituata, riesce a soprassedere al suo aspetto e accetta di contrarre il matrimonio.
Le donne si fanno facilmente abbagliare dalle apparenze?
La prima parte della fiaba ci mette di fronte alla capacità di alcuni uomini di ingannare in maniera subdola le loro prede: mostrano la mera apparenza, la galanteria, la ricchezza, il prestigio a ragazze ingenue che, a loro volta, si accontentano di ammirare questa maschera, fermandosi a una conoscenza sommaria e superficiale.
Il matrimonio è il momento in cui la trappola di Barbablù scatta: finalmente un’altra donna è caduta nella rete e presto potrà essere aggiunta alla collezione. Il vero motivo del perché Barbablù ricerchi la bellezza nelle sue mogli lo si comprende solo nel finale, quando viene aperta la stanza che accoglie i suoi quadri, ossia i corpi smembrati di tutte quelle mogli che gli hanno disobbedito, che hanno (forse) usato la minuscola chiave che apre lo stanzino segreto.
A Barbablù la moglie ha veramente disobbedito o è stato l’uomo a fare in modo che lei contravvenisse ai suoi ordini al fine di avere un pretesto per ucciderla?
«[…]Per quanto riguarda questa piccola chiavetta, che apre lo stanzino in fondo alla grande galleria dell’appartamento al primo piano, beh apri tutto, vai dove vuoi, ma in quello stanzino ti proibisco di entrarci, e te lo proibisco in tal modo, che se ti capitasse di aprirlo non ci sarà nessun effetto della mia collera che potrai evitare.»
Charles Perrault - Barbablù
Un divieto che ci riporta al biblico…
«Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all'albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire».
Genesi 2, 16
La vera conoscenza va oltre l’apparenza?
Così come la curiosità spinge Eva a voler conoscere il giusto e lo sbagliato in maniera diretta, senza dover per forza interpellare Dio, la sposa di Barbablù è decisa ad andare ben oltre le apparenze del marito e a sapere tutto di lui. Chissà? Forse ne è veramente innamorata? Rimane il fatto che la moglie apre la stanza segreta e scopre la macabra pinacoteca.
Non si arrende al suo triste destino, chiama in aiuto i suoi familiari e così, assieme alla sorella e ai fratelli, mette fine alla crudeltà di Barbablù.
Questo fatto è un aspetto non secondario delle vicende di violenza domestica: sottolinea come sia molto difficile uscire da una situazione complessa di soprusi senza l’aiuto e l’incoraggiamento di familiari che abbiano voglia di aiutare andando oltre al diktat tra moglie e marito non mettere il dito. Della madre non si fa alcuna menzione… Non sarà rimasta ferma all’apparenza, convinta che la figlia minore abbia fatto un ottimo matrimonio?
Secondo l’autore è stata la curiosità a mettere nei guai la protagonista. Se si prende spunto da quanto accade nella cronaca nera, non c’è un motivo riportato dai fautori di questi efferati delitti che renda accettabile l’omicidio, ogni volta l’uxoricida di turno trova numerosi pretesti per giustificarlo, come un tubetto di dentifricio spremuto male, un’uscita con un’amica che si è protratta oltre l’orario concordato oppure una richiesta di divorzio.
Perché mai dunque la curiosità sarebbe da condannare?
La curiosità è il motore primo della conoscenza ed è intimamente legata alla capacità di mettere in dubbio sé stessi per poter superare un confine che si reputava invalicabile fino a poco prima.
Igimarasugssugssuaq, una leggenda groenlandese
Copertina del libro di leggende groenlandesi edito da Iperborea
In una versione groenlandese della fiaba di Barbablù, si legge come Igimarasugssugssuaq2 non riesca a rimanere sposato con la stessa donna per più di un anno. Quando chiede in sposa l’ennesima ragazza, fa credere ai fratelli della prescelta, Masaunaq, che la tratterà con immenso amore.
Igimarasugssugssuaq tornò a casa con la sua nuova moglie e le mostrò ogni giorno tutti i segni del suo grande amore, non le permetteva nemmeno di andare a prendere l'acqua né di fare qualsiasi altro lavoro. Così Masaunaq viveva una una vita piacevole e oziosa e lentamente ingrassava; alla fine era diventata così grassa da non riuscire a chinarsi e ora suo marito non le permetteva nemmeno di uscire di casa, ma era ancora più premuroso di prima nel darle del buon cibo e abbondante.
Leggende groenlandesi - Igimarasugssugssuaq
Per conoscere occorre avere la capacità di superare i propri limiti?
Il sospetto che la moglie venga resa inane, fino a essere “oggettificata”, si fa sempre più strada nei lettori. Un oggetto può solo rimanere fermo nella sua posizione, non può varcare i confini per spingersi nell’ignoto e conoscere.
Masaunaq inizia ad insospettirsi quando il marito la tocca in tutto il corpo, non come farebbe un tenero amante, bensì come un macellaio. Con orrore comprende che le sue considerazioni sono le stesse riservate alle prede di cui si cibano e, se non riuscirà a fuggire, il suo destino sarà una copia di tutte le mogli che l’hanno preceduta.
La funzione della donna può essere solo quella di nutrire l’uomo?
In questa leggenda, la preda non è più solo simbolo, ma si incarna nel nutrimento dell’omicida stesso: tutto ciò che lei è, che sa e che fa servono solo a far vivere il proprio marito, non vi è altra funzione.
Nonostante la difficoltà dovuta all’accumulo di peso, la donna scappa, deve nascondersi mettendo a frutto tutto quanto ha appreso nella vita (la magia) per raggiungere i fratelli e avere la meglio sul marito cannibale.
La fatica che deriva dal mettere a frutto il proprio sapere al fine non solo di salvarsi, ma anche di continuare a esplorare i territori ignoti, si accompagna a quella derivante dal superare il preconcetto che la conoscenza debba sempre essere utile.
Il colore del mare, una fiaba di Andelon Curse
Leggi gratuitamente la fiaba su Wattpad oppure ascoltala.
In una versione moderna di Barbablù, Il colore del mare3, l’omicida non si preoccupa nemmeno più di sposare le donne in quanto le ricerca unicamente per venire liberato da una maledizione, senza dare nulla in cambio.
Il suo scopo è quello di trovare la donna perfetta perché sarà l’unica in grado di recitare una cantilena magica, una sequenza ben precisa di settantatré nomi, che spezzerà le sue catene: i lettori leggono la delusione dell’uomo che, ogni volta, assiste menefreghista alla morte della ragazza di turno, una giovane che in qualche modo se l’è cercata perché ha fatto credere di essere perfetta nonostante non lo fosse. La pena, infatti, per aver provato a spezzare la maledizione senza successo è una morte orrenda… Cosa che l’uomo si guarda bene dal dire alla prescelta di turno.
La figlia del sindaco giunse al galoppo sul suo stallone color ebano. Era talmente bella che le onde del mare persero la loro forza e il vento le fece turbinare i capelli scuri. Si guardò intorno, prese fiato e urlò un nome.
Non accadde nulla. L’uomo pensò che occorresse tempo perché la condanna millenaria avesse fine.
«Pronuncia tutti i settantatré» disse alla salvatrice e la figlia del sindaco invase il silenzio con la menzogna e, quando la litania finì, stramazzò al suolo con la bocca ricolma di pece pastosa che la soffocò.
L’uomo ammutolì.
Andelon Curse - Il colore del mare
Ragazza dopo ragazza, la maledizione non viene mai spezzata, ma il fio è pagato dalla sfortunata che finge di conoscere la cantilena magica per cercare di piacere e compiacere l’uomo avvenente.
Ha senso la ricerca della perfezione?
La protagonista de Il colore del mare inizialmente soffre perché scartata subito in quanto cieca dalla nascita. Non può fingere di essere ciò che non è, né può risultare interessante perché è considerata inutile.
La incontriamo in vari momenti della vita: ogni volta intenta a confezionare parte del vestito che si rivelerà essere un abito da sposa, ogni volta in attesa che arrivi il suo turno per essere notata.
Nonostante riesca a operare abilmente anche di notte, la donna non valuta questa sua capacità e si limita a ritenere vero quanto le dicono gli altri, ossia che è superflua e indegna di stare al mondo. Il tempo così passa e si ritrova anziana senza aver mai veramente vissuto.
Quando comprende che non ha più nulla da perdere, scopre di essere l’unica in grado di spezzare la maledizione. Nell’iniziare a recitare la cantilena magica, riacquista la vista e le appare il mondo per quel che è. Non chiude di nuovo gli occhi, ma sfrutta questo dono per indagare e rendersi conto delle cose così come stanno. Vede così che l’abito da sposa che ha confezionato non verrà mai usato per lo scopo per cui è stato fatto e la persona che ha aspettato per tanti anni non è altro che un’opportunista.
La sapienza derivante dalla dolorosa perdita delle illusioni regala alla donna una nuova e insperata giovinezza: dopo essersi lasciata alle spalle un uomo talmente privo di senso da diventare evanescente, può pensare finalmente a sé stessa e all’opportunità di vivere una vita nuova e intensa.
Tu cosa pensi della curiosità? La consideri un modo per scoprire il mondo o la ritieni un difetto da condannare? È sempre un bene/male essere curiosi?La tua opinione mi interessa: lascia un commento o scrivimi in privato.
A cosa porta la conoscenza acquisita?
Nel finale delle fiabe si vede che la moglie di Barbablù sposa in seconde nozze un brav’uomo, molto probabilmente dopo aver guardato tutte le stanze del suo castello; quella di Igimarasugssugssuaq riesce vendicare le mogli cannibalizzate denunciando a tutti la sua perversione; la ragazza de Il colore del mare decide di godersi la giovinezza e l’autonomia andando da sola a una festa da ballo.
Salvare sé stesse, migliorare la vita anche ad altre persone, dare e darsi una seconda occasione.
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Charles Perrault: Fiabe. Classici BUR deluxe, pag. 125
Leggende groenlandesi. Iperborea, pag. 156
Andelon Curse: Il labirinto dei nomi perduti. [In cerca di editore]
Se ti va di approfondire, c'è una interpretazione magica della fiaba offerta da Clarissa Pinkola Estès in "Donne che corrono coi lupi", che esalta l'intuito e si oppone all'invalidazione del sentire femminile. Avevo scritto un pezzo per Soft Revolution (http://softrevolutionzine.altervista.org/2014/barbablu-chiave-insanguinata/)